Eccomi: non amo più il frastuono della movida; a un locale con musica assordante preferisco il frinire dei grilli in un prato deserto. Ieri, seduta in riva al lago, ho avvertito il cambiamento che — silenzioso — è avvenuto negli ultimi due anni. Adesso sono ufficialmente una da lounge bar, da intime serate jazz nella penombra di uno scantinato; sono una di passaggio sul lungolago che si ferma ad ascoltare un blues improvvisato, una a cui piace alzare lo sguardo verso le stelle in una radura lontano dalla civiltà o passeggiare nella mia Torino quando la maggior parte delle persone dorme.
Ma c’è da dire che, forse, il cambiamento è avvenuto ben prima del tempo di cui ho memoria. In silenzio, come un respiro quieto avvolto dal sonno.