27 agosto 2021

La mia amata Torino. Non voglio perdermi nemmeno un minuto del tempo che trascorro nel capoluogo, nella città tanto cara a Nietzsche, la città di Luigi Einaudi, Piero Gobetti, Pietro Micca…
Stasera — davanti a un calice di Cortese di Gavi e all’immancabile tazza di tè — mi è parso di comprendere la ragione di certi malumori che mi colgono all’improvviso facendomi sentire svuotata, mesta. Ora questa ragione ha un nome: assenza. È l’assenza — purtroppo endemica nel nostro Paese e ancor più pregnante nel piccolo borgo canavesano in cui ho scelto di vivere — di concrete possibilità di esprimere il proprio essere, le personali abilità, il variopinto modus vivendi dei vivaci coltivatori di parole come me. Tuttavia, qui queste opportunità le ho trovate ad attendermi.
L’opportunità di canticchiare Black to Black caracollando sul pavé di Piazza Castello, di concederci un momento di goliardia di fronte all’ingresso del Teatro Regio. L’opportunità di ordinare un tè Earl Grey insieme ai gamberi con salsa teriyaki, indispettendo i cultori della tradizione sabauda. L’opportunità di scambiare quattro chiacchiere in inglese con la donna seduta al tavolo accanto al nostro, solo per farle sapere che è stato un onore cenare accanto a una persona così innamorata della vita da sapersi gustare, in solitudine, ogni piatto e ogni calice di vino, sorridendo al maître in segno di apprezzamento ogniqualvolta lui le si avvicinava per porgerle una delle innumerevoli portate.
So, have a good night, my dear friends. Stanotte vado a letto sentendomi un po’ più libera.

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